Intervista al dottor Petrolati, direttore del servizio di cardiologia
«Far parte del team di Ght Onlus ti fa sentire vicino a distanza e allo stesso tempo ti permette di partecipare in maniera attiva con la sanità di luoghi lontani, dove non c’è uno specialista e anche refertare un elettrocardiogramma diventa molto complicato». Sandro Petrolati, cardiologo dell'Ospedale San Camillo di Roma, è uno delle figure centrali del nostro team. Impegnato da anni nella cooperazione sanitaria in Africa, dirige il servizio di Cardiologia di Global Health Telemedicine.
Dottore, come ha conosciuto GHT Onlus?
La mia esperienza con Global Health Telemedicine Onlus è nata grazie a un collega che si occupava di cooperazione con Sant’Egidio. Era alla ricerca di un cardiologo per dare continuità alla specialità nel servizio di telemedicina a seguito della scomparsa di un altro medico venuto a mancare poco tempo prima (Giorgio Scaffidi, nostro cofondatore e presidente, qui un suo ricordo n.d.r.). Sapeva che avevo già fatto qualche missione di formazione in cardiologia in Africa e che poteva contare su una certa esperienza per quanto riguarda le patologie cardiovascolari. D’altro canto avevo già sentito parlare di GHT Onlus e lo trovavo un progetto molto interessante. Senza contare che la cardiologia si presta molto alla teletrasmissione.Quando poi ho conosciuto la piattaforma mi sono molto appassionato e la cosa è cresciuta.
Da quanto si occupa di cooperazione sanitaria Africa?
Ho partecipato a due missioni. La prima nel 2016: una settimana di formazione per il personale che lavora nei centri Dream in Malawi (progetto in seno al quale è nata l’esperienza di GHT Onlus n.d.r.) dove mi sono occupato di malattie cardiovascolari. Poi lo scorso anno sono tornato per due settimane e sono stato anche in Mozambico dove ho visitato altri centri vicino a Maputo. Domani (sabato scorso per chi legge) partiremo ancora per il Mozambico dove occorre un supporto cardiologico su alcuni pazienti selezionati e dove offriremo il nostro sostegno per un progetto triennale sulle malattie cardiovascolari, in particolare sull’ipertensione arteriosa, assieme al ministero della Salute locale.
Cosa direbbe a un medico per convincerlo ad entrare a far parte del team di GHT Onlus?
Collaborare con GHT Onlus ti fa sentire vicino a distanza e allo stesso tempo ti permette di partecipare in maniera attiva con la sanità di luoghi lontani, dove non c’è uno specialista e anche refertare un elettrocardiogramma diventa molto complicato. In questo modo possiamo rendere un consulto specialistico fruibile e semplice da ottenere. Per noi l’impegno non è affatto oneroso, non è superiore a dieci minuti al termine del turno del lavoro e si può utilizzare qualsiasi device. Normalmente arrivano in media due tre consulti al giorno e nel nostro caso abbiamo organizzato una chat tra cardiologi per coordinarci ed evitare di sovrapporci su uno stesso esame. Tra l’altro abbiamo riscontrato che si tratta di un lavoro molto efficace. Quando ho potuto visitare questi centri mi sono reso conto del cambiamento apportato grazie alla nostra piattaforma e dell’importanza del servizio. È un arricchimento reciproco: operatori che non si occupano di malattie cardiovascolari stanno acquisendo un certo know how anche in posti in cui il focus, come nei centri dream, è rivolto verso altre patologie.
Viviamo un momento in cui la solidarietà e la cooperazione in Africa sono sotto attacco e l'accoglienza e l'immigrazione vengono criminalizzate, cosa ne pensa?
Beh, credo che il nostro sia un ottimo modello di "aiuto anche a casa loro" e questo dovrebbe poter rompere anche molte resistenze ideologiche. Credo che questo sistema, una volta allargato e aggiornato, possa portare risultati anche maggiori di quelli raggiunti fino ad ora, a fronte di un investimento che è certamente inferiore a quello richiesto per la presenza di team medici in loco. Credo poi che la telemedicina possa rappresentare il futuro della sanità anche nei paesi occidentali.