Intervista al dottor Fulvio Erba, nel team Ght in partenza per il Perù
Dal 25 luglio al 17 agosto saremo impegnati in Perù, nell’impervia regione dell’Apurímac, con l’obiettivo di installare nuovi centri diagnostici di telemedicina. Nella squadra c’è anche il dottor Fulvio Erba, ricercatore universitario, biochimico e da anni volontario per GHT Onlus. Lavorerà come formatore di telemedicina insieme al supporto tecnico di Antonio Bucciero, sistemista dell’associazione.
Com’è maturata la decisione di aprire nuovi centri in Perù?
La decisione di aprire nuovi centri di telemedicina nella regione sud del Perù, l’Apurimac, è venuta a seguito dell’incontro con una Onlus, APURIMAC, che da anni opera in quella zona. La Onlus in questione prende il suo nome dalla regione e ha diversi progetti compreso uno di carattere sanitario che vede dallo scorso anno la partnership di GHT Onlus, con la fornitura e messa in opera di postazioni di telemedicina.
Lei crede che la morfologia della regione, di difficile accesso e con altitudini che vanno dai 1500 metri ai 4500, possa essere un ulteriore banco di prova per la telemedicina?
Assolutamente sì. Il problema più immediato è la connettività. La telemedicina prevede il trasferimento di dati in via bidirezionale, quindi si appoggia alle infrastrutture esistenti. Siamo in grado di utilizzare sistemi wifi, network su cavo, tecnologie HSDPA. Il software sviluppato per GHT Onlus prevede un impiego on-line, laddove è presente una connessione, ma anche un impiego off-line nel caso la rete sia assente. In quest’ultimo caso tutti i dati da trasferire vengono salvati dalla piattaforma off-line e inviati successivamente quando la connettività è di nuovo presente. Le altre scommesse che affrontiamo riguardano l’operatività delle apparecchiature. La ricarica è garantita da generatori portatili, laddove non sia presente una fornitura di corrente.
Nel suo ruolo da formatore di telemedicina come viene accolta questa nuova tecnologia e quali sono le difficoltà che bisogna affrontare durante la sua introduzione in un nuovo contesto?
Noi operiamo in paesi a risorse limitate, quindi le difficoltà che maggiormente si incontrano sono di tipo tecnologico, nel senso che se quasi tutti al mondo sanno utilizzare WhatsApp, ma non tutti sanno connettere in bluetooth un dispositivo elettromedicale. Se Facebook rende semplici le interazioni social, non è così scontato che si sappiano acquisire foto di alta qualità con una webcam dedicata e allegare il tutto su una piattaforma web-based. Il primo impatto è spesso di sorpresa verso il bagaglio che portiamo, che non è poi enorme! Ma la curva di apprendimento si rivela rapida e in poco tempo si prende dimestichezza con la piattaforma e i device che con essa interagiscono.
In un momento di gravi tensioni sociali, soprattutto nel settore della cooperazione internazionale, come può la telemedicina essere un elemento distensivo e perché?
Global Health Telemedicine opera come una Onlus, a breve diverrà una ETS (Ente del Terzo Settore), come prevede la nuova normativa. Possiamo pensare che la telemedicina, saltando di fatto le distanze, possa rappresentare un nuovo tipo di cooperazione, tesa a migliorare in loco il potenziale diagnostico/sanitario dei paesi in cui operiamo. Quindi, per usare uno slogan, “li aiutiamo a casa loro”. Quando diciamo “Vicini a distanza”, intendiamo dire che la tecnologia, utilizzata ad hoc, ci permette di essere vicini dal punto di vista sanitario e umano pur trovandoci nell’altro emisfero rispetto al nostro interlocutore.
Quali benefici può apportare la telemedicina nel contesto peruviano?
Il contesto peruviano si caratterizza per la enorme varietà geografica che lo contraddistingue. Si va da regioni marine (la capitale Lima è sul mare), a regioni estreme a più di 5000 metri s.l.m. Il governo ha numerosi progetti per coinvolgere sia culturalmente sia dal punto di vista sanitario tutti i distretti del Paese. Io penso che la telemedicina possa in questo senso dare uno spunto ulteriore affinché possano essere raggiunte comunità, soprattutto montane, che hanno difficoltà di accesso al sistema sanitario. Non è sempre possibile fare un ECG a 4000 metri e vederselo refertare in mezz’ora circa!